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Rasgue esse título, enxugue este tema, que este poema está encharcado com meu pranto.
Perdi o encanto de viver tanta coisa, que a paixão nem ousa abalar-me do meu canto.
Não estou desiludido... Estou sim, desmotivado. Estou sem motivo para viver apaixonado.
Não tenho companhia, não tenho um amor... Ainda bem que a poesia sempre me dá um alô.
A.J. Cardiais 17.01.2011
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Poeta
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Alguns poetas me deixam mais à vontade, na hora de poetar. Outros tentam me desestimular, exibindo poemas que não consigo “diagnosticar”...
Onde está o poema? Este é o meu tema... Ou, para dizer melhor, meu dilema. Vou ali no mato, e volto... Para engajar uma rima, tento fazer uma “obra prima”.
Mas acontece que eu não primo tanto por “obras primas”... Primo por obras irmãs, obras amigas... Obras sãs e loucas também. Afinal todos têm o direito de “obrar”.
A.J. Cardiais 20.01.2015
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Poeta
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Não tenho um tema, não tenho um lema, não procuro nada...
O momento, a vida e a estrada, constroem meu poema.
A.J. Cardiais 02.06.2012
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Poeta
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Un labirinto tra sogno e realtà.
Il tema della meccanizzazione alienante è stato ripreso in questi anni, nell’ambito della cosiddetta “economia della conoscenza”, da molti studi che hanno visto in internet nuove forme di sfruttamento post-taylorista del tempo e delle risorse umane. Attraverso il lavoro e la tecnica l’uomo ha sognato di rubare il posto a dio – o alla natura – e costruire esseri viventi e senzienti in tutto e per tutto simili a lui. Le domande sollevate da questo progetto prometeico ruotano attorno a cosa consideriamo “umano”.
E il dramma sta nel non poterlo teorizzare, nel non poterlo dire, o per lo meno utilizzando un linguaggio logico-razionale. Perciò ho detto “presentare” e non “rappresentare”, proprio perché non potendolo dire senza cadere in giudizi di valore, in posizioni esterne rispetto all'oggetto, non rimane altro che mostrarlo, presentarlo attraverso una forma che essa stessa esprima il suo grigio.
In questo momento storico abbiamo accumulato una tale quantità di strumenti da aver scambiato il mondo in cui siamo nati con uno stato di natura. Non sono le macchine che gradualmente guadagnano una corporeità creaturale e una libertà d’iniziativa umana, ma gli uomini che abdicano alla fisicità animale e riducono i propri spazi di autonomia… il punto sembra sempre quello di replicare la vita umana non solo negli aspetti esteriori e operativi, ma in quanto di più specificamente esistenziale definisce la nostra “condizione”.
Usando macchine e strumenti artificiali il corpo e la mente umana si anestetizzano fino a somigliare alle stesse “estensioni” che li potenziano. E’ un processo che segue alcune fasi (inizio, durata, attenuazione) cui si accompagnano modificazioni fisiologiche e comportamentali che hanno spesso una funzione di adattamento dell’individuo all’ambiente. Una cosa è certa: il passaggio è stato teorico-pratico, nel vero senso della parola: teoria alla pratica. Saper costruire nuovi pensieri più veri, e soprattutto più utili, che andranno a sostituire quelli vecchi, nelle situazioni quotidiane e quindi genereranno emozioni e comportamenti differenti.
Nella nostra epoca crediamo di avere imparato ad amare senza convenzioni, di essere libere nel corpo e nello spirito, ma la morte dimostrano il contrario: il corpo e lo spirito non sono altro che mezzi per essere dominate. La violenza non è solo quella fisica, ma è soprattutto ed in primo luogo la lacerazione psicologica, l'umiliazione costante. La nostra soggettività, i nostri desideri, le nostre paure, si stanno disseminando e socializzando secondo leggi che potrebbero somigliare a quelle della robotica… La valorizzazione economica del tempo privato è un vettore di disgregazione…
I progressi tecnologici possono prendere spunto dalla natura, ma non necessariamente e nella maggior parte dei casi un lavoro migliore viene svolto da “attuatori” (per usare un termine di Kaplan) che di simil-umano e di simil-naturale hanno poco o niente. Possiamo indagare in questi mondi così diversi, ma allo stesso tempo così uguali, perché in un sogno si catturano le affinità della vita vissuta e sognata da un determinato partner, che poi si riscoprono nella realtà.
Nella nostra epoca pensiamo di essere emancipate, crediamo di avere finalmente conquistato la nostra libertà di esistere. E ancora: le interazioni in rete tendono a riprodurre una logica binaria nell’ambito della sfera affettiva e comunicativa: mi piace/non mi piace. Per complesse ragioni di ordine psico-economico e tecnologico, gli ordini di senso fondati sulla logica della partizione, e quindi dell’esclusione, sono progressivamente e inesorabilmente entrati in crisi. Attraverso i nostri comportamenti digitali un sapere numerico e quantificabile ingloba spazi della vita pubblica e privata sempre maggiori, fino a trasformare l’individuo nella somma statistica di una serie di parametri incrociati.
Il resto, da scarto inassimilabile e rifiuto negativo, viene così paradossalmente positivizzato. Non c’è più negativo nel sistema sociale, o almeno così appare. Non c’è che gioco delle differenze. Differenze che rimandano l’una all’altra, come in un gioco di specchi. Le neuroscienze tendono a diffondere un’immagine del cervello umano e dei suoi modelli di apprendimento simile a quella che caratterizza il “machine learning”. Non si tratta necessariamente di decidere se sia bene o male, vero o falso, ma di mostrare un’evoluzione in atto nel modo in cui mediamente si pensa e si descrive l’umano… Con il suo autentico contenuto, la massa, siamo oltre l’arte, la cultura e la sopravvivenza delle partizioni distintive della ‘modernità’. In entrambi i casi ci troviamo di fronte a fenomeni che vanno oltre se stessi, ci troviamo di fronte a fenomeni estatici che mostrano come, nella società della simulazione, ogni cosa vada effettivamente al di là di sé, diventando un’immagine di tutto il sistema.
all’interno dell’immaterialità di quest’epoca digitale, dove il confine tra magia e scienza si fa persino più sfumato. L’illusione radicale non è quella che si oppone al vero e alla realtà ma quella che li precede entrambi e li mette radicalmente in discussione, mostrando come lo spettacolo del mondo sia una scena primaria e insensata in cui, potremmo dire, la ‘realtà’ si mostra come ‘irreale’ e gli ordini immaginari del ‘senso’ come, tutti, ‘insensati’. Il soggetto non può giocare né la sua fragilità né la sua morte per la semplice ragione che è stato inventato per difendersene, come per difendersi dalle seduzioni, quelle del destino per esempio, che lo trascinerebbero alla rovina.
Poiché la credenza nella nostra unitarietà viene continuamente smentita nel confronto con l’Io ideale, si instaura uno scarto insuperabile che separa il soggetto dalle infinite altre maschere dell’Io ideale che incontrerà nella vita. E insieme nasce l’invidia, l’odio per chi sembra caratterizzato dalla pienezza, dall’assenza di questa frammentazione. Quindi nuovi pensieri, nuove esperienze emozionali, nuove azioni utili per affrontare meglio le difficoltà e generare una migliore qualità di vita.
Todos los derechos pertenecen a su autor. Ha sido publicado en e-Stories.org a solicitud de Joel Fortunato Reyes Pérez. Publicado en e-Stories.org el 11.06.2017.
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Poeta
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Só faço um poema para o dia que nasce, quando, em sua face, vem trazendo o tema.
Só faço poemas para alguma canção, se o meu coração, misturar os fonemas.
Porém, faço poemas quando estou indignado... Aproveito-me desse lado, para soltar os problemas.
Também faço poemas, quando estou amando... Aí, fico viajando por outros sistemas.
A.J. Cardiais 08/11/2012
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Poeta
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Ainda bem que os poetas são de tons e sabores variados, mas vivendo como as florestas: todos juntos e misturados.
Cada um com o seu tema vai servindo seu poema, fazendo uma soma.
Cada um com sua verdade: uns esbanjando vaidade, e outros jorrando simplicidade.
A.J. Cardiais 02.02.2011
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Poeta
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Não paro para fazer poema de enredo... Espero que as coisas me chamem, e me contem seus segredos.
Não paro para observar a flor, e desenhar um poema... Deixo que a cor da flor me chame, e me conte seu problema.
Posso até criar em cima de um tema. Mas vou rotular com o selo de fabricação.
Você pode até achar que é um poema... Mas para mim, o poema vem da inspiração.
A.J. Cardiais 29.11.2010 imagem: google
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Poeta
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Não escrevo preocupado com a perfeição da rima, nem se vai ser “obra prima”... Me preocupo com o riscado.
Para que escrever o poema? Tem algum significado? Por que escolher este tema? Será que estou dando o ”recado”?
(Isto sou eu me arguindo) Aí o poema vai surgindo, até eu dar por findo.
Quando alguém me diz: que poema lindo! Pode até estar mentindo,
mas eu fico feliz
A.J. Cardiais 12.05.2015 imagem: google
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Poeta
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Alguns poetas me deixam mais à vontade, na hora de poetizar. Outros tentam me desestimular, exibindo poemas que não consigo “diagnosticar”...
Onde está o poema? Este é o meu tema... Ou, para dizer melhor: meu dilema. Vou ali no mato, e volto... Para engajar uma rima: vou fazer uma “obra prima”.
Mas acontece que eu não primo tanto por “obras primas”... Primo por obras irmãs, obras amigas... Obras sãs e loucas também. Afinal todos têm o direito de “obrar”.
A.J. Cardiais 20.01.2015 imagem: google
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Poeta
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Procurando um poema, encontrei uma poesia numa tarde vazia esperando um tema...
Eu tenho como lema não misturar fantasia com problema, para não estragar meu dia.
Como o dia estava vazio e eu estava no cio, entreguei-me à poesia...
Mas não leve tão a sério, nem procure o mistério porque tudo é utopia.
A.J. Cardiais imagem: google
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Poeta
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