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Si votaste por morena y la crisis mal te acosa tal situación mejor goza, lo digo en forma serena te metiste en un problema; ¿no votaste y refunfuñas?, si fue así, pues, ya ni gruñas esa vil transformación de nuestra triste nación es “ráscate con tus uñas”.
Autor: Lic. Gonzalo Ramos Aranda Ciudad de México, a 19 de junio del 2024 Reg. SEP Indautor No. (en trámite)
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Poeta
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Agradeça a Deus quem tem um amor, e que também ama.
Quem tem amor, não rola na cama com insônia, nem tem problema, pois o amor ameniza.
O amor é brisa, o amor é brasa... E quando acesa, queima e alisa.
O amor acalma, o amor agita... E nossa alma por amor grita.
A.J. Cardiais 05.03.2012
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Poeta
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Pensieri dadaisti vestono di bianco.
Molto è stato sin oggi scritto e detto circa l’effetto protettivo é associato a caratteristiche positive e congruenti con la propria identità e l´abbandono del problema o del sintomo supporrebbe, d’accordo all’associazione di significati del dilema…
Che hanno sperimentato o testimoniato la tortura, la violenza, lo stupro e la morte…hanno permesso di dimostrare come il trauma collettivo possa diventare trauma storico e trasmettersi di generazione in generazione.
Risulta estremamente attuale: un leader, analogamente, l'essere umano, deve basare il proprio potere sulla gestione della tensione, sulla creazione del consenso ed adottare uno stile di leadership adatto alle risorse che guida, le sue stravaganze e le sue inquietudini emergono chiaramente nelle sue opere, dove si nota anche un continuo cambiamento dell’uso del colore, che riflette il modificarsi delle sue esperienze emotive. Tutti noi tendiamo a dare un supporto più entusiasta a idee e cambiamenti dei quali ci sentiamo partecipi. Tutti noi non siamo di principio contrari al cambiamento, siamo contrari al sentirci il cambiamento imposto, senza che sia richiesta una nostra attiva partecipazione.
Nella vita ordinaria il sogno, i lapsus, gli atti mancati, sono il prodotto e correlato di questo duplice processo.
Vita e morte, eros e thanatos sono impastate, accostate, inscindibili e rendono l’esperienza del solo esistere grottesca, farsesca Egli ricostruisce lo sviluppo dei vari concetti –il sé, l’animus, l’anima, l’ombra, l’inconscio collettivo, la sincronicità- nel labirinto dei vari testi, districandosi tra le varie versioni disponibili, operazione resa ancor più laboriosa…
Una mia cara amica fa questo lavoro. Impiega mesi solo per costruire un minimo di fiducia con le persone con cui entra in contatto. Il suo tormento interiore, aumentato da conoscenze forse incredibili, è per noi ancora un enigma di difficile soluzione.
In ogni caso, chi non tenga conto dell’esistenza di una progettualità di insieme così complessa e tentacolare rischia continuamente di confondere, nelle varie opere, ciò che appartiene alle intenzioni… Sta lì presente, con umiltà, con curiosità e con tanta pazienza.
In questo senso l’arte non è tanto una velleità narcisistica o esercizio di talento tecnico ma, piuttosto, una necessità individuale di elaborare ed esperire materiale altrimenti collusivo l’Io nel suo tentativo di reggere l’opera defensiva. Tuttavia, fin da subito il più giovane fisico si dimostra tutt’altro che passivo di fronte alle interpretazioni del proprio universo onírico…
Tuttavia, ad oggi nessun lavoro ha studiato la relazione tra l’integrità della sostanza bianca ed il controllo affettivo in individui con e senza una storia di traumi precoci…
Todos los derechos de „Pensieri dadaisti vestono di bianco.“ pertenecen a su autor (Joel Fortunato Reyes Pérez). Ha sido publicado en e-Stories.org a solicitud de Joel Fortunato Reyes Pérez Publicado en e-Stories.org el 30.06.2016.
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Poeta
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Il sottomarino volare verso l'assurdo. Il colore della sofferenza ignorata. In fondo il sogno è stato davvero l’unico modo per sfuggire a una realtà che chiedeva solo di essere dimenticata. Avventurar-si in definitiva in quegli universi, intrecciati o paralleli, che restano perlopiùsconosciuti, nello spazio e nel tempo. Già, perché anche il tempo è un proble-ma: stabilire le origini, il momento esatto dell’inizio, non è facile. Sulla vergogna della propria disumanità e sulla speranza della propria umanità.
Temi traumatici per eccellenza… l’ansia è una preoccupazione eccessiva che dipende dl fatto che valutiamo in maniera irrazionalmente terribile e intollerabile gli eventi. Erroneamente riteniamo che un problema si risolva concentrando tutta la nostra attenzione su di esso. Oppure riteniamo -altrettanto erroneamente- che non possiamo fare a meno di pensarci perché siamo fatti così, è la nostra natura.
Non è un paradosso dire che abbiamo bisogno di credere, perché tutta la nostra esistenza è un bisogno, perché non possiamo rimanere consapevolmente soli, mentre desideriamo che la nostra conoscenza, di noi stessi e delle cose, ci porti a sentirci uniti al mondo intero, anche quando questa unione ci fa male.
Il solo desiderarli pone la mente nell’atto creativo per eccellenza. Il boia di questo terzo millennio è l’indifferenza, l’ho detto, ripetuto fino alla noia, non è soltanto paura, viltà, vigliaccheria, che ci fanno indietreggiare di fronte a tanta miserabilità dis-umana, che rendono il nostro cuore una pietra, la nostra dignità un albero senza radici.
La paura alberga in ogni uomo, scava dove la somma non ha mai sapore di giustizia, occorre fare leva su tutte le nostre energie interiori per ritrovare coraggio, quello spazio di terra e di sangue che ci fa schierare, senza se e senza ma, dalla parte chi vede rapinati, umiliati, annientati i propri diritti fondamentali.
Purtroppo non è così, e non sarà mai il silenzio a fare da scarto per una ritrovata coscienza, per una significativa presa di posizione a favore di uno stile di vita equilibrato, non più fondato sulla prevaricazione intenzionale, sulla sottomissione persistente, sulla violenza più asimetrica, dove il più debole è obbligato a mollare gli ormeggi nella maniera più drammatica, nella condizione-oppressione disperante della paura che diviene vergogna.
Un atto che può esprimersi anche nelle adozioni e in quelle azioni di genitorialità simbolica proprie di coloro che non hanno figli, per una serie infinita di motivi. Se crediamo che niente è sacro e tutto può essere cambiato, inclusi i nostri valori, allora rinunciamo a quella posizione dalla quale può scaturire la vera libertà.
La liberazione, portata all’estremo, significa infatti perdita dei fini, dei limiti, dei confini. E in un mondo senza fini, tutto è un mezzo e niente ha un significato. La nostra ipotesi si basa essenzialmente su una nuova visione dello spazio: per noi lo spazio è unico e, se esso si gonfia tra le galassie, esso deve gonfiarsi anche all’interno di esse. Consideriamo tutto quello che ci circonda, il nostro modo di andare per la strada in auto, come ci rapportiamo con le altre persone nei supermercati, e domandiamoci quanto siamo consapevoli che accanto a noi esistono persone molto simili a noi.
Il gruppo possiede una ragione super-individuale, un valore che supera le richieste individuali, che possono tranquillamente, senza nessun giudizio di valore morale, superare quelle personali. Il neorazzismo è la convinzione che ciascuno debba vivere nel proprio paese, la reazione alla mobilità degli esseri umani, la pretesa di bandire gli indesiderabili.
Ma, in questo caso, la contestazione si concentrava solo sul linguaggio. C’è la fine di ogni ricordo d’umanità, e la barbarie come unico orizzonte. La natura è come una foresta di simboli tra loro corrispondenti; il mondo è un insieme di simboli che ci parlano in un misterioso linguaggio: né la scienza né motivo possa includere.
A poco a poco riemerge e viene ricomposta tramite la narrazione, in una lettera aperta che la scrive… avvengono cambiamenti importanti, nel modo di pensare, di pensarsi, di riconoscere e regolare le emozioni, nel tono dell’umore, nelle relazioni con gli altri e nel comportamento.
Il trauma non esce dal nostro cervello perché è impossibile dimenticare, però può avere una collocazione migliore, una forma meno disturbante: il ricordo esce dall’isolamento in cui si trovava incapsulato e si collega ad altre reti. Il finale lascia intravedere una possibilità di cambiamento. Attraverso la ricostruzione e l’elaborazione del trauma, e grazie all’incontro con una figura positiva, uno stesso ricordo doloroso, ma non più disturbante, si ricolloca, si riorganizza nelle reti di memoria in modo più adattivo…
Tutto, dunque, sembra parlare di un incontro mancato. Di un appuntamento sempre rimandato… Un Tutto misterioso e inesplicabile, davanti al quale è possibile soltanto il Silenzio. Quante volte abbiamo dato la colpa alla volontà, la nostra oppure quella altrui, per giustificare, nel positivo, come nel negativo, i nostri comportamenti?.
Credo tante volte, e forse non sono il solo ad averlo fatto. Ovviamente (purtroppo) non esiste una domanda univoca a tutte queste domande. A tale scopo l'esistenza della vita è la rivelazione dell'essenza misteriosa della realtà: segreto riservato, lei cerca di capire le somiglianze negli aspetti primordiali idee. Inevitabilmente nessun contatto né con la logica né con l’empirico...
Si tratta di un’idea di integrazione, di compenetrazione tra il testo in modo da creare un unico univer-so comunicativo che richiami nello spettatore una serie inedita di sensazioni. È quindi evidente che il contatto degli individui con lo spirito del tempo non può essere idealmente intimo quando le forme dei fenomeni vengono affrontate con i guanti dell’analogia.
Autore: Joel Fortunato Reyes Pérez
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Poeta
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O labirinto do caos e da agonia da razão. Tudo isso existiu e, depois, deixou de existir, sem que seja motivo de vergonha nem de ofensa para ninguém. Não projectemos as nossas concepções e avaliações modernas sobre os tempos idos, e sobre as pessoas que neles viveram, porque o anacronismo é o maior pecado que se pode fazer quando se lida com o passado… as expressões de nossos pensamentos são condicionadas e limitadas pelos vocábulos existentes em nosso idioma.
Só que hoje parece que entrámos num mundo surrealista, onde os responsáveis fazem as declarações mais inacreditáveis, com ligeireza e insensatez que tocam as raias da loucura. Quando acontecer, já a mortandade e o terror deixaram de ser notícia, e o mundo, dessensibilizado, terá adquirido outros hábitos para poder viver com o problema que, como doença, se fez crónico. Desse modo, surge uma nova concepção de sujeito, resultando em identidades contraditórias, inacabadas e fragmentadas.
Torna-se perigoso quando não se é entendido no assunto. Ainda assim, há quem não esteja completamente convencido. Quando desperta, não se recorda de nada do que aconteceu durante seu sono. Mas é fácil contestar esse tipo de afirmação, uma vez que apenas o convívio não é capaz de formar seres conscientes de seus atos, nem capacita-os para desenvolver o pensamento crítico que os levaria a agirem de acordo com uma compreensão mais profunda sobre a vida… com a formação do homem como um ser completo, não apenas detentor de conhecimento, uma vez que o homem não é apenas um ser racional, mas um ser que sente, que tem vontades, e principalmente capaz de transcender a si mesmo. São essas e outras coisas datadas que lhe dão a profundidade da memória e uma identidade no decurso do tempo. Cada ser humano escreve a história de sua vida nas páginas mentais, isto é, nas células do cérebro.
Quando dizeis que vos lembrais de alguma coisa, o que quereis significar é que estais voltando a uma página anterior de vossa própria história, que vós mesmos escrevestes. Da mesma forma, se o mundo e tudo que existe é necessário, não há lugar para uma vontade livre, uma vontade não condicionada. Qualquer vontade é determinada por fatores conhecidos ou desconhecidos, que por sua vez, são determinados por outros fatores, até que em determinado ponto da seqüência a vontade (ou a mente) não tenha mais controle sobre estes fatores. Desta forma, a vontade é determinada em última instância por fatores que desconhecemos e sobre os quais não temos controle.
Os homens, sujeitos às paixões e iras, são inimigos uns dos outros por sua própria natureza. Para lá das nossas emoções e da nossa parcialidade, gostemos ou não do que essas coisas representam, não podemos esquecer que elas fazem parte da nossa história. Portanto, devemos deixar a arrogância de lado e nos contentarmos com o fato de que não somos tão especiais e racionais quanto pensávamos.
Somos apenas primatas bípedes em um planeta que já existia antes de nós, e que, provavelmente, continuará existindo quando nos extinguirmos como espécie… mundo é sempre uma intermediação entre o que existe e nossa percepção; não existindo uma realidade absoluta. Portanto, a prática de nomear, cuja talagarça é a gramática, não passa da criação de um sistema de categorias para formar os conceitos pelos quais o homem toma os nomes que coloca nas coisas como entes em si mesmos.
Embora a palavra inventada consista apenas numa metáfora, ela se converte num conceito universal e geral de uma experiência singular, e absolutamente particular que o intelecto sentiu numa lida ocasional com o real. O mundo verdadeiro não serve mais para nada, pois se atingiu o que se buscava determinar ao longo dos séculos de processo metafísico.Temos aí a requisição que promove o surgimento de um discurso acerca da causalidade.
Em meio ao vir-a-ser do fenômeno nos sentimos tocados pela requisição do fundamento de sua determinação ontológica. Educar para a vida e para a formação completa de um indivíduo é algo impensável nos dias atuais…ela está assentada na ficção do sujeito que tiraniza a existência por forçar o real a se ajustar às suas idealizações racionais. A grande maioria dos educadores estão aprisionados em seus hábitos pedagógicos, talvez por comodismo, ou mesmo por estarem tão enraizados em suas ações que se tornaram incapazes de perceberem que para educar um aluno, é preciso estar constantemente educando a si mesmo.
Essa educação de si mesmo compreende a sua formação integral, não bastando apenas o conhecimento intelectual das coisas, mas a compreensão do seu ser enquanto sujeito social e espiritual. Este algo criado são as interpretações metafísicas, científicas e morais do mundo, da existência e das circunstâncias nas quais um determinado tipo de vida está necessariamente lançado. Se por um lado amarga-se a falta de segurança e dos pontos de referência, por outro, aumentam os espaços limpos para novas construções. Esta é uma nova maneira de pensar a vivência, como uma conduta criadora.
O caminho não existe. Por conseguinte, faz-se necessário construí-lo, e isso é responsabilidade de cada um. A criação é uma atividade a partir da qual se produz constantemente a vida que, por sua vez, está em devir.
Todos los derechos de „O labirinto do caos e da agonia da razão.“ pertenecen a su autor (Joel Fortunato Reyes Pérez). Ha sido publicado en e-Stories.org a solicitud de Joel Fortunato Reyes Pérez Publicado en e-Stories.org el 29.07.2016.
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Poeta
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Abandono um poema, entro em outro esquema, escorrego numa rima... Não resolvo o problema...
Tudo que vem “de cima”, dizem que é sagrado, e se correr é pecado... Então sou um pecador:
Eu corro um bocado. Fujo da vida atribulada, fujo de tudo e de nada.
Fujo até de mim, quando estou assim, assim... Com a alma atribulada.
A.J. Cardiais 03.05.2014 imagem: a.j. cardiais
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Poeta
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Quem viaja no poema pode fica com algum problema de solidão.
A não ser que nesta viagem encontre algum personagem que lhe dê atenção.
O poema se dirige a quem nunca se restringe a andar na contra mão.
Um olhar delicado para um poema enviesado, pode até virar paixão.
A.J. Cardiais 07.07.2014 imagem: google
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Poeta
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Abandono um poema, entro em outro esquema, escorrego numa rima e não resolvo o problema...
Tudo que vem “de cima”, dizem que é sagrado, e se correr é pecado. Então sou um pecador.
Eu corro um bocado. Fujo da vida atribulada. Fujo de tudo e de nada.
Fujo até de mim, quando estou assim, assim... Com a alma amargurada.
A.J. Cardiais 03.05.2014 imagem: google
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Poeta
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C.A.L.I.G.I.N.O.S.O.
Si ves al gris una vez. Sin voz baja el viento. Del sol hasta el helecho. ¡No hay problema, todo es verde!. Con la tierra que al agua irrumpe. ¿Piensa acaso la hoja?. En los otoños, que le dejan su cariño pétreo.
¡No hay problema, todo pasa!. Nada por la orilla de esa mirada. Y en el granero guarda el jarro. Con la voz del gris que ves. Tal vez en el tiempo cada eternidad vuele. Y sueñes como nadie ha dormido. Al rojo verde al azul rosado.
Caliginoso y caliginoso coinciden. En un café plateado. En una nube dorada. ¡Porque nada importa de la amargura al agua!. Y todo cae del olvido implacable. Por el renacer de la memoria. Donde si ves al gris una vez.
¡Gris será y sólo gris!.
Autor: Joel Fortunato Reyes Pérez
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Poeta
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Quando a “coisa” está séria e não vejo como resolver, procuro esquecer, dou um tempo...
Procuro fazer algo que me dê prazer.
Deixo o problema de lado, não o deixo de mão... Não fico encafifado, procurando uma solução.
O que a gente não sabe, dizem que tem perdão.
A.J. Cardiais imagem: google
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Poeta
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