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Dimenticando il futuro. La lingua degli orologi. Tutto tende a un solo fine, un punto limite verso cui confluisce, come un fiume maestoso: è l’attimo rivelatore, l’epifania di un impossibile equilibrio, l’intuizione di qualcosa che si arresta nel flusso continuo del mondo. È un andare tra i ricordi. Ma la distinzione tra il ricordare e afferrare la memoria è presente. Nel tempo i ricordi si frantumano e si raccolgono sulla tastiera della memoria. La durata è essere e divenire, è conservatrice e creatrice: è un flusso, che nel continuo accrescersi, conserva il nucleo originario all’interno, tramite il quale le qualità globali dell'esperienza - vale a dire le qualità fondamentali recepite dalla percezione - vengono elaborate in una prima forma astratta, trascendendo la singola modalità sensoriale e costituendosi come rappresentazioni amodali.
Queste qualità globali dell'esperienza sono, per esempio, l'intensità, le caratteristiche temporali, la forma. Nel flusso del tempo reale non è possibile ritagliare elementi distinti, cosa che è invece fattibile nello spazio, cioè nel tempo spazializzato. Se però analizziamo la problematica da più vicino ci accorgiamo che il passato non esiste più, il futuro non esiste ancora e il presente, nella sua mancanza di consistenza (spessore), ci scorre continuamente fra le mani e sembra impossibile da cogliere.
Anzi, la modalità cognitiva extra-riflessiva tenderebbe automaticamente a raccogliere e a incanalare questo genere di vissuti, offrendo la "traduzione" a loro più vicina, vale a dire quella non-narrativa, racchiusa in "insiemi" percettivo-affettivi di tipo globale e non-sequenziale.
Dunque, il tempo stesso sembra ridursi alla somma di realtà prive di qualsiasi consistenza. Alla fine il tempo è sempre il mistero, che si imprigiona nella memoria e si fa destino.
Nella memoria c’è il sapere e c’è il potere. Sentire, sognare e vedere. Sono i compiti anche della farfalla notturna che si metaforizza con il suo volo e con la sua presenza nel mondo.
Il mondo e la memoria. Nel suo agire non c'è un principio e una fine, ma ogni momento ha valore per se stesso, e non in funzione di un futuro che ne sarà effetto e di un passato che ne è causa. C’era una volta un tempo in cui la memoria era soltanto sogno.
E il sogno si colorava di fantasie lungo i viaggi dell’essenza della vita. Infatti, soltanto un adeguato sviluppo di ciascuna di queste due modalità cognitive fa sì che ognuna, "interagendo" con l'altra, ne faciliti ulteriormente lo sviluppo. Lo sviluppo di ciascuna di queste due modalità può insomma verificarsi soltanto in parallelo e in reciproca specularità, grazie a una mutua interazione. In esso la vita è intesa come progetto costruito nella sequenza di passato, presente e futuro e si caratterizza per la capacità del singolo di trovare la propria soddisfazione nella ripetizione.
La differenza morfologica sembra difatti poter dipendere in misura principale dalla disponibilità di materia prima: in presenza di affioramenti rocciosi la cui frattura naturale origina blocchi squadrati risulta facile ottenere strutture regolari pur utilizzando la stessa tecnica di costruzione che, nella disponibilità di pietre irregolari, porta a realizzazioni che da lontano rassomigliano a tumuli, ed ancora di più una volta che iniziano a collassare anche solo parzialmente.
In realtà tale rigida distinzione è soltanto approssimativa, perché le due componenti sono tra di loro embricate, anzi l'una evoca l'altra.
Inoltre il tempo non esiste oggettivamente, cioè indipendentemente dai modi della percezione di un soggetto. Ogni volta che questo "inconscio" si attiva, il futuro si assimila al passato, e la divinazione predice solo il già stato che, più o meno identico, si ripete, anancasticamente.
Se questo inconscio viene riguardato da chi, a sua volta, è immerso nel proprio già noto, esso può essere solo confermato - magari attraverso le più sofisticate argomentazioni razionali. Al suo fondo tale comprensione si radica nella propria identità personale, vale a dire in un'autopercezione primaria e preverbale. E non esiste oggettivamente né come realtà assoluta in cui gli oggetti sarebbero immersi, né come determinazione relativa dipendente dall’ordine sussistente fra di essi.
Oltre alla consapevolezza e all'apprezzamento dei propri sentimenti soggettivi, l'intelligenza emotiva comprende la percezione e la considerazione dei comportamenti emotivi non-verbali, incluse le sensazioni corporee evocate dall'attivazione emozionale, le espressioni facciali, il tono della voce e la gestualità esibita dagli altri.
Tutte queste modalità sarebbero però sempre compresenti, ancorché secondo una differente proporzione, specifica del singolo individuo. Quel mondo sotterraneo vivifica la nostra esistenza con la sua millenaria saggezza e lascia viva la capacità di sognare la vita.
Secondo la sua prospettiva, tutta la vita, nel significato più vero, è transfert, e la potenza del transfert si esprime proprio nella capacità di sognare, di aprirsi e andare creativamente incontro alla realtà.
La comunicazione è un universo strettamente ed intimamente legato all’ambiente umano nella sua totalità. Essa rappresenta la chiave di accesso alla comprensione dell’Uomo. Esso simultaneamente attiva, nella persona stessa, un vissuto meno razionale, più inconscio e soprattutto di natura al tempo stesso motoria, sensoriale ed emotiva, corrispondente alla sensazione di poter "porre in ordine" il proprio mondo interno e i suoi contenuti.
Occorre ricordare che noi siamo composti da cinquantamila miliardi di cellule collegate tra loro e governate da una entità sovra ordinata chiamata Mente. Per cui noi siamo di fatto una comunità, e non una “unicità” come parrebbe nella rappresentazione della realtà speculare.
Va da se' che se il “governo” di detta comunità, e la comunicazione tra mente e cellule è lineare e non distorta o disturbata, l’intera dimensione “comunità cellulare-Mente” risulta sana e compatta. Tale situazione, pur offrendo maggiore libertà allo spirito di ricerca e di sperimentazione, rende tuttavia poco evidenti sia le caratteristiche di base di questi approcci, sia le stimolanti problematiche da essi sollevate.
Todos los derechos de „Dimenticando il futuro. La lingua degli orologi.“ pertenecen a su autor (Joel Fortunato Reyes Pérez). Ha sido publicado en e-Stories.org a solicitud de Joel Fortunato Reyes Pérez Publicado en e-Stories.org el 13.08.2016.
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Poeta
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CONFESIÓN SUPLICANTE
Mírame miseria de las hojas secas, que vive de las nubes, y se llena de ilusiones, cuando arremete la cara un mal, muriendo en el alma la materia. ¡Combinación que pasma!. ¡Dualismo que contrasta!.
Por el polvo de la abatida frente, y el tiempo sin vasallos muerde, aquel vendaval que azota, tantas rosas amarillas, negras y verdes, horrorizadas en un luctuoso manto.
Sí, sí… ¡No me dejaron ser!. Y sin inquirir me derramaron, murmurando balbuciente, enarenado me incendiaron, en el bosque apacible solo, sembrando flores, recogiendo cardos, plácidos pétalos y agujas.
Como una buena perla pierde. Como un rayo dispuesto a ser clavel. Como un libro de honor precipitado.
Porque tiene el hueso hogueras, corren y cantan. ¡No hagas caso!. Vamos a ver la nieve riendo, al saber del anzuelo, sus secretos.
¡Descúbrelos míralos!.
Ellos deben al deber su deuda evitando al beber embeberse como el tren serené y esperé entre teje, entre desteje.
Nadie hay que sepa todo con el rostro de la verdad entre la piel y el hueso Estúdiatelo Apréndetelo Y Presto Avísamelo, volando suave.
Autor: Joel Fortunato Reyes Pérez
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Poeta
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E depois do amor... (se é que pode se chamar de amor, esta batalha carnal)
Não ficou lembrança, não houve mudança, tudo ficou desigual...
Não houve aplauso final, não houve nada... Só uma matéria cansada, depois que liberou seu instinto animal.
A.J. Cardiais 21.10.2010
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Poeta
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Eu vivo a poesia que não se divulga. Eu vivo uma pulga. Eu vivo uma pedra.
Quem é que se julga? Quem é que se enterra? Qual a matéria viva, que não apodrece?
Quem é que se lembra? Quem é que se esquece? De repente, está bom... Logo depois, adoece...
Quem é que se lembra? Quem é que se esquece? Quem ficar imaginando o fim do mundo, enlouquece.
A.J. Cardiais 24.05.2009 imagem: a.j. cardiais
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Poeta
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DESMIGAJADO CARMESÍ
En la eternidad obscura de un aljibe. Frei, livre, libero. Estaba la tarde enredando arañas. ¡Desolada encrucijada!. Gebet, preghiera, priére, prayer. En el paulatino firmamento. Que dice y dice... ¡Qué fuere amado en la morada!. En el encino lleno de patio franco. ¡Dónde la vigilia misma duerme!. Carmesí. Desmigajado. Originale, ursprünglich. Acostumbrado. En las luciérnagas insomnes pantalones, expertos en el suelo de las horas tímidas, sentadas en la roca bajo la cama.
Desmigajado. En la materia del tumulto despreocupado. Staub, poeira, dust, poussiére. En la eternidad desesperada. ¡Dónde fueren amadas las espadas!. ¡Dónde las playas calmas muerden!. Carmesí. Lo que hubiere sido un desnudo eco. Horloger, orologiaio, Uhrmacher. En el recuerdo ávido acallado. ¡Desmigajado carmesí!.
En la obscura eternidad del vano espejo. Insulso despilfarrar derrumbes. Al neurótico juguete amordazado. Claudicar del atrio alcantarilla. Eyecup, Augenspülglas, occhiera, oeillére. Entre una vieja almohada. Como... Si hubiésemos sido soñados. Por el tapete con rabia. Como... Si hubiesen sido nacidos. Entre los lirios a plazos.
Autor: Joel Fortunato Reyes Pérez
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Poeta
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Eu vivo a poesia que não se divulga. Eu vivo uma pulga. Eu vivo uma pedra.
Quem é que se julga? Quem é que se enterra? Qual a matéria viva, que não apodrece?
Quem é que se lembra? Quem é que se esquece? De repente, está bom... Logo depois, adoece...
Quem é que se lembra? Quem é que se esquece? Quem for imaginar o fim do mundo, enlouquece.
A.J. Cardiais imagem: a.j. cardiais
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Poeta
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