|
BRIBÓN CALIGINOSO
Azotado por las ondas hirvientes la tarde melancólica se mece con penoso duelo al mar llora a la hora de la sombra lenta y el ocaso su crespón levanta.
Valeroso y trepidante un sueño inocuo al flamear esconde dilapidando tartajoso al miedo cobarde y osado.
Ardiendo nubes al último fulgor donde brota el fondo de la tierra y para al sol la gloria fácil con la inminencia que clama calma extinta huracán airado.
Temerario indomable amedrentado cavila en trémulo tugurio próspero dispendio sórdido manirroto y plétora negada.
En el trasluz esclavo espera en la planta espina un pié con el esplendor azul cereza en las montañas vigor vierte su callada historia y digna muerte.
Autor: Joel Fortunato Reyes Pérez
|
Poeta
|
|
I*N*M*E*R*S*I*Ó*N )))(Ciberpoesía)(((
0x650x6e…EN…0x650x6e 0x650x6c…EL… 0x650x6c 0x660x6f0x6e0x640x6f…FONDO… 0x660x6f0x6e0x640x6f
cout<<"\t"<<"_____________\\"<<endl; cout<<"\t"<<"_______________\\"<<endl; cout<<"\t"<<"_________________\\"<<endl; cout<<"\t"<<"_________"<<b<<"__________\\"<<e El suelo sólo suele verse magro 0x720x6f0x6a0x6f…rojo... 0x720x6f0x6a0x6f del mérito al quebranto… A/B/I/S/M/O Ya NI el DESconsuelo ATERRA system("cls"); cout<<"Ingrese b: "; b=leedato(); y el mismo………. ….. temblor tiembla……
¡Oh! Mi corazón… “QDCLYDYUEQFVGWCXKDBAFXDWMII” this.clave = new Matrix(3, 3); this.txtCifrado = ""; this.txtClaro = "";
¡Porque a la misma fé se inmola y muele!. utilsHill.NUM_2CHARS)); vector.set(0, 2, utilsHill.modulo((int) Math.floor(vector.get(0, 2)), utilsHill.NUM_2CHARS));
011100000110111101110010 P.O.R. 011100000110111101110010 cout<<"Resta: "<<a<<" - "<<b<<" = "<<Resta cout<<"= "<<sum;cout<<endl; La mimbreante y vigorosa negligencia. ¡!...¡!...¡! ¡Que al amostazar entinta!. union(u, v) # Union(u,v) mst.add(e) …..En El….. …….Fondo
.:.:.:. POST DATA: Información útilhttps://es.wikipedia.org/wiki/Ciberpoes%C3%ADaY https://es.wikipedia.org/wiki/Lenguaje_de_programaci%C3%B3ny https://www.youtube.com/watch?v=VkeayT1i1sIHa sido publicado en e-Stories.org a solicitud de Joel Fortunato Reyes Pérez. Publicado en e-Stories.org el 13.07.2018.
|
Poeta
|
|
Il sottomarino volare verso l'assurdo. Il colore della sofferenza ignorata. In fondo il sogno è stato davvero l’unico modo per sfuggire a una realtà che chiedeva solo di essere dimenticata. Avventurar-si in definitiva in quegli universi, intrecciati o paralleli, che restano perlopiùsconosciuti, nello spazio e nel tempo. Già, perché anche il tempo è un proble-ma: stabilire le origini, il momento esatto dell’inizio, non è facile. Sulla vergogna della propria disumanità e sulla speranza della propria umanità.
Temi traumatici per eccellenza… l’ansia è una preoccupazione eccessiva che dipende dl fatto che valutiamo in maniera irrazionalmente terribile e intollerabile gli eventi. Erroneamente riteniamo che un problema si risolva concentrando tutta la nostra attenzione su di esso. Oppure riteniamo -altrettanto erroneamente- che non possiamo fare a meno di pensarci perché siamo fatti così, è la nostra natura.
Non è un paradosso dire che abbiamo bisogno di credere, perché tutta la nostra esistenza è un bisogno, perché non possiamo rimanere consapevolmente soli, mentre desideriamo che la nostra conoscenza, di noi stessi e delle cose, ci porti a sentirci uniti al mondo intero, anche quando questa unione ci fa male.
Il solo desiderarli pone la mente nell’atto creativo per eccellenza. Il boia di questo terzo millennio è l’indifferenza, l’ho detto, ripetuto fino alla noia, non è soltanto paura, viltà, vigliaccheria, che ci fanno indietreggiare di fronte a tanta miserabilità dis-umana, che rendono il nostro cuore una pietra, la nostra dignità un albero senza radici.
La paura alberga in ogni uomo, scava dove la somma non ha mai sapore di giustizia, occorre fare leva su tutte le nostre energie interiori per ritrovare coraggio, quello spazio di terra e di sangue che ci fa schierare, senza se e senza ma, dalla parte chi vede rapinati, umiliati, annientati i propri diritti fondamentali.
Purtroppo non è così, e non sarà mai il silenzio a fare da scarto per una ritrovata coscienza, per una significativa presa di posizione a favore di uno stile di vita equilibrato, non più fondato sulla prevaricazione intenzionale, sulla sottomissione persistente, sulla violenza più asimetrica, dove il più debole è obbligato a mollare gli ormeggi nella maniera più drammatica, nella condizione-oppressione disperante della paura che diviene vergogna.
Un atto che può esprimersi anche nelle adozioni e in quelle azioni di genitorialità simbolica proprie di coloro che non hanno figli, per una serie infinita di motivi. Se crediamo che niente è sacro e tutto può essere cambiato, inclusi i nostri valori, allora rinunciamo a quella posizione dalla quale può scaturire la vera libertà.
La liberazione, portata all’estremo, significa infatti perdita dei fini, dei limiti, dei confini. E in un mondo senza fini, tutto è un mezzo e niente ha un significato. La nostra ipotesi si basa essenzialmente su una nuova visione dello spazio: per noi lo spazio è unico e, se esso si gonfia tra le galassie, esso deve gonfiarsi anche all’interno di esse. Consideriamo tutto quello che ci circonda, il nostro modo di andare per la strada in auto, come ci rapportiamo con le altre persone nei supermercati, e domandiamoci quanto siamo consapevoli che accanto a noi esistono persone molto simili a noi.
Il gruppo possiede una ragione super-individuale, un valore che supera le richieste individuali, che possono tranquillamente, senza nessun giudizio di valore morale, superare quelle personali. Il neorazzismo è la convinzione che ciascuno debba vivere nel proprio paese, la reazione alla mobilità degli esseri umani, la pretesa di bandire gli indesiderabili.
Ma, in questo caso, la contestazione si concentrava solo sul linguaggio. C’è la fine di ogni ricordo d’umanità, e la barbarie come unico orizzonte. La natura è come una foresta di simboli tra loro corrispondenti; il mondo è un insieme di simboli che ci parlano in un misterioso linguaggio: né la scienza né motivo possa includere.
A poco a poco riemerge e viene ricomposta tramite la narrazione, in una lettera aperta che la scrive… avvengono cambiamenti importanti, nel modo di pensare, di pensarsi, di riconoscere e regolare le emozioni, nel tono dell’umore, nelle relazioni con gli altri e nel comportamento.
Il trauma non esce dal nostro cervello perché è impossibile dimenticare, però può avere una collocazione migliore, una forma meno disturbante: il ricordo esce dall’isolamento in cui si trovava incapsulato e si collega ad altre reti. Il finale lascia intravedere una possibilità di cambiamento. Attraverso la ricostruzione e l’elaborazione del trauma, e grazie all’incontro con una figura positiva, uno stesso ricordo doloroso, ma non più disturbante, si ricolloca, si riorganizza nelle reti di memoria in modo più adattivo…
Tutto, dunque, sembra parlare di un incontro mancato. Di un appuntamento sempre rimandato… Un Tutto misterioso e inesplicabile, davanti al quale è possibile soltanto il Silenzio. Quante volte abbiamo dato la colpa alla volontà, la nostra oppure quella altrui, per giustificare, nel positivo, come nel negativo, i nostri comportamenti?.
Credo tante volte, e forse non sono il solo ad averlo fatto. Ovviamente (purtroppo) non esiste una domanda univoca a tutte queste domande. A tale scopo l'esistenza della vita è la rivelazione dell'essenza misteriosa della realtà: segreto riservato, lei cerca di capire le somiglianze negli aspetti primordiali idee. Inevitabilmente nessun contatto né con la logica né con l’empirico...
Si tratta di un’idea di integrazione, di compenetrazione tra il testo in modo da creare un unico univer-so comunicativo che richiami nello spettatore una serie inedita di sensazioni. È quindi evidente che il contatto degli individui con lo spirito del tempo non può essere idealmente intimo quando le forme dei fenomeni vengono affrontate con i guanti dell’analogia.
Autore: Joel Fortunato Reyes Pérez
|
Poeta
|
|
Oro lodoso
¡Solo dolorosos polvo!.
Somos Solo otros cosmos Solo monótono fondo Honor mohoso color plomo
Somos Otro oro rojo flojo Otro sol hondo roto Homófono sollozo ronco.
Somos Lo sordo soso llorón Lo romo bobo poroso Tronco polvoso corcho pomposo.
Somos Oro lodoso moroso Oro con probo dolo Otro prólogo con horror.
Somos Solo polvos dolorosos Solo otros lomos... Con otro sol, con otro rojo.
¡Oro lodoso, oro lodoso!.
Autor: Joel Fortunato Reyes Pérez
|
Poeta
|
|
RESEÑA ENSAÑADA
En la mitad de un instante quedó, la muerte a medias abandonada, por el pasado que se adelanta, escondiendo al futuro que se retrasa, trozo truculento trueque truncado, del aquí y ahora... Afilada esfera espera, cuadricularmente aterciopelada la cólera, cubierta, soplando y sudando, desprendiendo shshshsh al callado, que duerme zzzzz inerte, liberando violentos y ásperos silencios.
Intento decirlo, pero me encuentro perdido, intento explicarlo un poco, y me multiplico, no hay palabra que no tenga letras, no hay muerte que no sea segura, algún día incierto. ¡Aún en el fondo más elevado!. ¡Aún en la altura más profunda!.
No hay engaños con las verdades falseadas, porqué son ciertos y verosímiles.
Como el instante a la mitad, de un prolongado momento, excesivamente corto, y que esta muerte relató enseñando a señas.
Autor: Joel Fortunato Reyes Pérez
|
Poeta
|
|
CONDESCENDIENTE (Neosurrealista)
Con Descendiente El Abuelo Padre Hijo Piensa Siente Asciende Por El tiempo En que nada Es igual Sobre El agua ¡Qué corre!.
En los párpados de una gota. En los recuerdos de una pestaña. En los momentos de los huesos. En los sentimientos de la piel. Donde bajan los antecesores que llegaron tarde al humo, con la base de arenisca, y cuatro metros de suspiros, en las nubes, que en sus manos tienen que pagar sus multas altas, al horizonte que no se disculpa, ni con su equipaje baja por las montañas, alrededor de la cabeza nudosa de un báculo de tiempo, alambicado en el rostro de un reloj desorientado, en los muslos de una brújula, que trota por la tierra de los toros. ¡Condescendiente!.Porque el crepúsculo del eco se despide en el olvido donde la distancia teje a los recuerdos en la máscara del corazón frío en el fondo del sol desnudo abandonado en el llanto de las nubes alegres. A un grado tal, que hoy apenas tenemos idea del lugar, que ocuparon, saqueados y reducidos a piedra y ladrillos, bordeando un recodo que descuelga sus cortinas de las enredaderas, tímidas del camino recorrido, que quiso construir sus propios sentimientos de caramelos esparcidos por doquier, y contrariado hasta llegar a la escena de su destrucción para otros fines. Meditabundo, sonriente, con los ojos entornados, y cubiertos con bajorrelieves de sus batallas en el aire, siguiendo caprichosas formas leves, y vaporosas en los excedentes de la producción. A pesar de la situación de esas oleadas inquietantes enclavadas en el valle deformado poco después en busca de su historia arrojada a la confusión por la retirada precipitada en las etapas más atractivas evitando caminos tortuosos. Y el ser uno mismo. ¡Condescendiente!. Autor: Joel Fortunato Reyes Pérez
|
Poeta
|
|
OBNUBILACIÓN LUBRICADA
Neblina pura irresistible muro de matorrales muslos del horno de las plantas a las palmas pies de leña manos herreras de rincones relampagueando junto al aliento ardiente junto al silencio hoguera, higuera, horizontal, húmedo, huerto.
De tantas mieles de golondrinas, de luz cambiante mustia, en la más infeliz de sus regiones, paladar del alfiler salado, donde se traza la semirrecta, que forma el ángulo agudo, en el perímetro tibio, de las diagonales del eneágono frígido, por la demostración maravillosa, que no cabía en la estrechez del óleo incorporado, tan ácido yodhídrico, por el anverso y el reverso, siendo una misma y única reacción bajo el ombligo.
Del topacio que se derrama en la escalera del humo frágil oveja enredadera con tantas ganas en el fondo verde complicado contigo revive la luz que muerde al olvido escondido ensortijado en la humedad del monte, maquinal, manipulado.
Por la pupila del incauto molino, que trina por la mudanza del grano, a la noche bruna, que reclama las estrellas en el lecho, sin espuma, que apremia láctea la distancia del cobalto tenue, por la ilusión del tronco trémula, la falda y el sombrero péndulo, azulado ensueño del nido, y los sonrojos, al pedir que llueva oro, por las súplicas fervientes del zapato, que destella el orgullo vano, ¡Más allá de los estímulos multilaterales obligados!. Sin aceite.
Autor: Joel Fortunato Reyes Pérez
|
Poeta
|
|
AH, TUS LARGAS PESTAÑAS. ___Georg Heym ( Alemania ) 1887-1912.
Estudió Leyes, y fué poeta de la naciente escuela Expresionista. En vida publicó: Ël dios de la ciudad¨ y ¨El día eterno¨. Esta es versión de: Ernst Edmund Keil.
Ah, tus largas pestañas...
Ah, tus largas pestañas, el agua oscura de tus ojos. Déjame hundirme en ellos, descender hasta el fondo.
Como baja el minero a la profundidad y oscila una lámpara muy tenue sobre la puerta de la mina, en la umbría pared,
así voy yo bajando para olvidar sobre tu seno cuanto arriba retumba, día, tormento, resplandor.
Crece unido en los campos, donde el viento reside, con embriaguez de mieses, el alto espino delicado Contra el celeste azul.
Dame tu mano, y deja que creciendo nos unamos, presa de todo viento, vuelo de aves solitarias.
que en verano escuchemos el órgano apagado de las tempestades, que nos bañemos en la luz de otoño sobre la orilla de los días azules.
Alguna vez iremos a asomarnos al borde de un oscuro pozo, miraremos el fondo del silencio y buscaremos nuestro amor.
O bien saldremos de la sombra de los bosques de oro para entrar, grandes, en algún crepúsculo que roce tu frente con suavidad.
Divina tristeza, ala de eterno amor, alza tu cántaro y bebe de este sueño.
Una vez alcancemos el final adonde el mar de manchas amarillas calladamente invade la bahía de setiembre,
reposaremos en la casa donde las flores escasean, en tanto entre las rocas tiembla un viento al cantar.
Pero del blanco álamo que hacia el azul se eleva cae una hoja ennegrecida a descansar sobre tu nuca.
|
Poeta
|
|
Miel hogaño fugaz
Noche ésta del rocío que cuelga, la hermosura de la mañana, que vuelve retoñando, la piel del jazmín, dejando caer la tarde tibia, los tintes violáceos de nuevo, mil flechas, destilando sombras, ligeras y mudables chispas, nacen las flores del arroyo.
Del Acaramelardientes Pendientespumosculos Amarespeculativos
En la frescura perfumando la voz, del mensaje, hojas ondulando, los nidos, que los suspiros guardan, esbeltos y flexibles, los reflejos arrullan las noches, inagotables, arbustos sedosos, del ensueño tinajas, turgentes, surgen apetitosas, las infancias bañadas del silencio.
Del Lunardientespiga Remarmoníalba Grandesperanzamorosa
Que cuelga la hermosura lejana presencia dónde relucen atemporales historias sin borrarse destellos breves en el fondo enormes en el inalcanzable pasado flotando en las cumbres circulares de la mañana nueva piel hogaño, miel fugaz, hogaño hogaño ¡Del tiempo que se desvanece!.
Autor: Joel Fortunato Reyes Pérez
|
Poeta
|
|
LA SOMBRA SUEÑA
Cuando La Mirada Lloran Sus Ojos Con los dolores que duelen en el fondo y las orillas.
La Sombra Sueña Ser Laterne, lanterna, lantern. En la superficie de cada hueso. Sueña, sueña. Con las lágrimas pestañas. Con los dolores sonrisas. Debajo de la piel despierta. En el rostro tierno de las arrugas. En cada pesadilla sin sueño. En cada rama y hoja sin árbol. Sin victoria, sin derrota.
Sueña. Derretidos en los pesares. La sombra. Angustiados por las noches. El color del agua. En la vela de barco hundido. El sabor del aire. Sueña. El olor de nube. La sombra. En la música del alma Y sueña, sí qué sueña. Cuando. Somos como sombra desolada.
En la frente de las puertas. Camino de pétalos secos. En los brazos de las ventanas. Camino de túneles espesos. En los sueños solitarios. Schlüssel, chiave, clef, key. En lágrimas que ahogan. Nacht, notte, nuit, night Luz que deja ciego.
La Plegaria sin pedir. Sombra. Ruega a dioses de humo. Sueña y sueña, bien qué sueña. Que tanto de ceniza son, como olvidados.
Son los sueños sin sombras.
Entre Las Puertas cerradas, ventanas sucias. Leuchtturm, phare, lighthouse. Un dolor que solo se duele fugaz. Messaggero, messager, Bote. Transitorio como las hojas.
La sombra sueña. Llevar al valle de la tempestad. la calma del desierto.
De los libros perdidos. En un dátil su oasis. De los árboles petrificados. El mar en una gota. En un dormir, un dormir helado. Con la soledad a la medida.
En la noche sin tiempo. La sombra sueña. En la mirada de la nube soleada.
Cuando el dolor ajeno no duele. Escondido en la piel del horizonte. Solo se ve, suspira y olvida.
Sin ver los ojos que nos ven por dentro. Sin memoria, solo sombra. Sueña.
Los vientos de los alientos. Y nunca se pregunta. A dónde van y de dónde vienen. Las caricias. De las noches. Y el sol. Del corazón del hombre. Sin el cielo. ¿Qué es?.
Autor: Joel Fortunato Reyes Pérez
|
Poeta
|
|